12 gennaio 2007

London Papers No. 7

Qui certe volte c’è un vento così forte che se pesi meno di ottanta chili devi uscire per strada con dei sassi in tasca. Qui soffia un vento tale che se hai il raffreddore e tiri fuori il fazzoletto, questo ti fa l’effetto dello spinnaker e tu diventi un individuo brado.
Qui l’altro giorno c’era un vento tale che un albero centenario non ce l’ha più fatta a resistere, o forse si era annoiato o soffriva di reumi, insomma, che si è coricato di traverso sulla via mentre passava un’auto metallizzata. Io l’ho vista dal bus, eravamo sull’altra carreggiata. Fossimo stati sul continente toccava a noi del trasporto pubblico. Qui fortunatamente fanno gli originali e viaggiano all’opposto.
Qui l’altra notte tirava un vento che la mia cameretta sotto il tetto sembrava la nave di Achab con Moby Dick che le scaracchiava intorno. Mi son svegliato che era tutto buio, c’era solo il lamento dei legni, la nota bassa del vento e il controcanto degli spifferi. Stavo attaccato al letto semmai fosse successo qualche cosa, si sa mai. C’era un rumore tale che ti veniva da serrare le trinche delle sartie. I vetri tremavano, qualche auto passava (dunque ero sulla terraferma, almeno per ora).
Ho tentato di riaddormentarmi contando le pecore elettriche, ma la tensione era troppo alta. Ho provato con quelle vegetali, ha funzionato.


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