18 dicembre 2006

London Papers No. 4

Ho visto il Toro. Finalmente. L’ultima volta è stato con la Lazio. Quattro griglie in casa, un’ecatombe. Grazie agli amici ho avuto un indirizzo qui a Londra. Ho preso il bus che passa davanti alla casa dei Beatles e ho raggiunto il luogo. Il posto è uno di quelli che nella mia quotidianità estera evito accuratamente.
Già solo il nome è agghiacciante si chiama “Italia 1”. Poi entri e trovi tutti gli accessori nazionalpopolari che ci contraddistinguono. Bandiere tricolori, sciarpe azzurre con su scritto “vincete per noi”. Noi chi? Poi pizza e mandolini e il caffè che si dice essere il migliore del globo terracqueo e per finire cose tipo “campioni del mondo”. Da vergognarsi insomma.
Entro in questo bar e vedo su un medio schermo un Livorno-Lazio con umanità attenta alle azioni di gioco. Chiedo al tizio se fanno vedere il Toro. Lui mi fa di si. Che devo pagare sei pound che mi da un panino. Non voglio panini. Ho mangiato per i fatti miei. Voglio una birra, gli dico. E vabbè che mi da una birra. Entro in uno stanzino grande come il mio cesso con tre schermi tivvì accesi. In uno c’è il Toro (e meno male) nell’altro c’è l’inter che gioca con il Messina. Nel terzo Man City- Tottenham. Ci sono dei tizi che scoprirò dopo essere di Londra Granata. Guardo il match e bevo la birra. Penso che fa veramente schifo ‘sta birra che mi ha venduto il gestore. Ma niente, la partita è partita. Verso il venticinquesimo del primo tempo capisco il perché di questo gusto tremendo. È una cazzo di bevanda al gusto di birra, analcolica. La cosa mi rende disorganico nei confronti del posto. Sono seduto su uno sgabello alto quaranta centimetri in un posto pieno di italiani orgogliosi di aver vinto una coppa del mondo con una squadra di ladri e servono birra analcolica.
Il sole della giornata si chiama Rosina, un ragazzo che si è fatto uomo e si è caricato la squadra sulle spalle.
Il tizio di Londragranata butta l’occhio sulla partita dei milanesi e continua a dire quant’è figo materazzi. Io vorrei vederlo morto, ché sarebbe l’unico modo di apprezzare quel tipo di giocatore. Ma non voglio rovinarmi l’unico posto in cui posso vedere il Toro. Per cui taccio, evito di sputare la bibita al gusto di birra sul putrido pavimento e di dire al tizio che Materazzi è una merda.
Noi si para un rigore e sulla ripartenza si fa il secondo goal. Il ragazzo Alessandro è una meraviglia. Mi viene in mente il giorno prima di partire che l’ho incontrato con AC, che si stava allenando in via corte d’appello e gli ho stretto la mano dicendogli di tener duro. Poi io sono partito e il Toro ha cominciato a vincere pur lesinando goal. Insomma, me ne esco dalla stanzetta. Nell’altra c’è la peggio umanità italiota tifosoide tra cui un ciclista della periferia di Genova con tanto di sciarpa (non c’è limite alla vergogna). Ci ha la vespa fuori, parcheggiata sul marciapiede. Gli ha fatto la multa, dice che lui non la paga tanto non gli arriva. Penso che devo trovare un qualche fratello genoano per fargli fare un lavoro medievale al loffio. Mi allontano. C’è un pub li vicino. Vendono dell’ottima Bitter. Mi sa che per il Toro dovrò tornare dallo spacciatore di bibite analcoliche con un nome da mediaset.
Nella vita ogni cosa ha un prezzo e per ora mi va ancora di pagarlo, almeno fino a quando ci sarà Rosinaldo.

O

2 Comments:

At martedì, 19 dicembre, 2006, Blogger CG31 said...

I London Papers sono una delle cose più belle che ci sia e chi non li commenta o è un ladro o è una spia!
GFO

 
At martedì, 19 dicembre, 2006, Blogger panowsky said...

La cosa mi rende disorganico nei confronti del posto.
Impagabile.

blober

 

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