23 novembre 2006

London Papers No. 1

Così è passata una settimana da quando sono qui. Sembra una vita e sono solo sette giorni.
Durante questo periodo di tempo ho cambiato due case, e spero di trovarne una terza molto presto. Al momento vivo in un luogo enorme, pieno solo di un materasso, di un gas e di una serie di stanze completamente vuote.
Cerco di adattarmi agli usi e costumi locali. Mangio panini triangolari contenuti in confezioni polimere di Tesco, tengo la sinistra camminando nella Tube, guardo a destra prima di attraversare le strade, bevo Bitter nei pub guardando partite di futbol. Divento, insomma, un noioso abitante di questa enorme città.
Oltre a questo cerco di capire cosa mi dicono quando mi parlano. Affronto con enorme sforzo mentale ogni discorso, ma spesso non serve. Al lavoro mi dicono cose che rimangono oscure. Sudo, ansimo, scaracchio senza risultato. Mi dicono cambierà. Lo spero.
Oggi ho scoperto l’esistenza di Waterlow Park, un magnifico parco proprio di fronte allo studio dove lavoro. Oltre questo parco c’è il cimitero di Highgate, dov’è sepolto Carlo Marx. Ho camminato con il mio pranzo alla ricerca di una panchina. Lungo i viali i londinesi facevano lo stesso e stavano seduti a godersi questi pochi raggi di sole novembrino che illuminano a tratti le giornate britanniche. Forse sapete che qui ogni panchina ha una targa commemorativa. Una sposa ricorda il suo amato, un gruppo di persone un amico scomparso, le associazioni un qualche membro meritorio, ogni giardino diventa una specie di Spoon River.
Ho trovato la mia e mi sono seduto. Su c’era scritto «In Memory of Michael Whittag. 1947-2003. He made us laugh».

O

2 Comments:

At giovedì, 23 novembre, 2006, Blogger Milton said...

Quanto dici sull'inglese parlato dagli inglesi (ehm ...) è stratosfericamente vero. Uso spesso l'inglese nel mio lavoro, con gente di molti Paesi: gli unici che a volte non capisco proprio sono gli inglesi. Anzi no, c'è di peggio: gli scozzesi. Il massimo della comprensione sono invece i tedeschi.
Idem per le case: ne ho girate tante anch'io, ma tristi e vuote come certe della periferia di Londra (Brixton, per capirci, dopo i riots) non ne ho trovate molte.

Ciao O, have a nice stay in London

Milton

 
At venerdì, 24 novembre, 2006, Blogger CG31 said...

Il massimo l'ho visto in un supermercato di Paros: gente di qualunque nazionalità interagiva con la cassiera in inglese, capendosi. A un certo punto è arrivata alla cassa una coppia di inglesi, e non c'era verso: loro non capivano la cassiera, la cassiera non capiva loro. Alla fine s'è messo in mezzo un danese che faceva la simultanea ingleseinglese-inglesedeglialtri.
GFO

 

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