07 settembre 2006

Un'idea dell'India

Viaggio in India del Sud.
Karnataka (Mysore e Bangalore), Tamil Nadu (Mamallapuram e Maduray) – e qui ho saltato due templi che ora mi mangio le mani per non esserci stato – e il Kerala, ovvero “God’s own country”.
Oltre alla mitica Susana, che non è mai stata un peso ma al contrario è stata fondamentale per la riuscita dell’avventura, i compagni di viaggio sono stati un libro di Moravia scritto nel ’61 dopo il viaggio fatto con Pasolini (uno scrisse “Un’idea dell’India”, l’altro “Odore d’India”) e un libro di Terzani, l’ultimo. Effettivamente ciò che ti rimane dopo un viaggio di sole 3 settimane in un paese così diverso dal nostro è solo “un’idea”.
Sono tornato da due giorni però già durante il viaggio, e ancora adesso, non sono riuscito a capire completamente il paese che ho visitato.
È molto distante dalla nostra cultura (già questo basterebbe a mettere in confusione il visitatore) e in più sta subendo un processo di modernizzazione molto rapido di cui non si capisce se alla finel’impatto sarà positivo o negativo. Sicuramente modifica alcuni comportamenti delle persone e sta creando dei nuovi “ricchi”. È in corso una sorta di occidentalizzazione all’indiana. Un Masala, parola molto utilizzata che vuol dire “miscuglio”. Masala sono alcuni tè fatti con 15 spezie, masala sono i condimenti speziati dei piatti, masala è il genere dei film prodotti a Bolliwood e a Chennay che va per la maggiore. Una sorta di storia di amore che è anche un film d’azione violento con combattimenti ridicoli, che è anche un musical in cui il protagonista è un pasticcere trotskysta. :-) No, non è vero però è anche un musical in cui i protagonisti passano da un combattimento ad un balletto nel giro di qualche secondo.
Per dare un’idea di ciò che ho visto dovrei parlarne almeno per un’ora. Tuttavia se dovessi sintetizzare l’impressione che ho avuto con due sole parole, sceglierei contrasto e contraddizione.
Il viaggio è stato abbastanza faticoso soprattutto all’inizio.Viaggiare zaino in spalla nel terzo mondo mi ha messo ko nel giro di una settimana. Ero arrivato al limite della sopportazione. Chi cazzo me lo fa fare dopo 3 anni durante i quali non ho mai fatto più di una settimana di ferie? Per una volta che posso riposarmi per 3 settimane mi vado a rompere i coglioni nel terzo mondo? E invece alla fine…
Quando si visita un paese di questo tipo si può scegliere tra due tipologie di viaggio: il viaggio da ricchi turisti occidentali, con taxi (auto + autista costano 20 euro al giorno), trasferimenti in aereo per coprire le lunghe distanze e alberghi chic (circa 20 euro a notte), oppure la seconda, che è quella che abbiamo scelto noi, ovvero abbandonare i privilegi derivanti dal cambio favorevole e cercare di vivere completamente il paese che stai visitando. Viverlo completamente significa anche dormire negli alberghetti economici in cui quando sali le scale potresti trovarti di fronte ad un topo grosso come un gatto che le scende, prendere il treno (quando hai la frotuna di trovare un posto libero), oppure farsi trasferimenti di 12 ore a bordo di autobus affollati con “sedili” che sono sostanzialmente delle panchine di legno, autobus senza ammortizzatori che ad ogni buca presa immancabilmente a velocità folle, ti fanno maledire il momento in cui hai deciso di salirci sopra. Tutto questo ti dà la possibilità di entrare in contatto con la realtà del posto, con le famiglie (conosciute durante i viaggi in treno), con le persone povere e stupendamente stupende (cimmy semi cit.) che sono come forse si era una volta anche da noi, solidali, disponibili, ospitali.
Tutte cose che il turista che viaggia solo in taxi, aereo e posti “comodi” inevitabilmente perde. I suoi rapporti sono solo con persone che lo vedono come un portafogli con due gambe da cui sfilare soldi, gente che “lavora” con i turisti, mendicanti, venditori, procacciatori che alla fine danno un’idea diversa della realtà indiana che è molto più complessa e diversificata.
E proprio a causa della complessità della realtà che ho vissuto, alla fine del viaggio posso dire di essermi fatto solo “un’idea dell’India”.

Barabba

3 Comments:

At venerdì, 08 settembre, 2006, Anonymous Anonimo said...

vorrei suggerire anche la lettura delle prose di viaggio di Carlo Levi in proposito

 
At venerdì, 08 settembre, 2006, Anonymous Anonimo said...

Provo invidia per tante cose, e qui cito la più importante: la tua capacità di cogliere la profondità di cose che a me sfuggirebbero...

AC

 
At sabato, 09 settembre, 2006, Anonymous Anonimo said...

Un racconto illuminante per chi, come me, dell'India possiede solo due libri di ricette...

O

 

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