09 settembre 2006

La storia delle storie

Una storia!
Voglio scriverla. Lunga, piena di cose che succedo­no, fantastiche e verosimili. Storia che interessa tutti, tiene sveglie popolazioni di lettori febbricitanti di voglia di sapere come procede, come finisce, e per la voglia che non finisca mai.
Una storia che faccia star male chi è costretto a staccarsene, che dia brividi di piacere, di caldo e di freddo, a chi la percorre divorandola quasi fosse una gara di velo­cità, a chi si ferma ad accarezzare e contemplare ogni sintagma.
La mia storia che sorprende tutti, anche me mentre la scrivo. Che è piena dell’esperienza di ciascuno, detta con la precisione dei poeti.
Se pure avessi tutto il tempo e la pace che occorrono, mi man­cherebbe ancora la storia.
Se pure sapessi che Dio mi darà un bel voto dopo che l’avrò scritta, non saprei da dove cavar­la fuori.
Se ci penso, e ci penso molto, non riesco più a dormi­re, e a mangiare mi viene la nausea: non è mangiando o dormendo che – di solito – si incontra una storia.
La mia vita è piccola, d’accordo, ma potrei sempre dare alla luce una storia grande. Forse. Dunque è meglio esser vivi, anche quando non sembra. Si può sempre dire forse sì, forse prima o poi; e a me càpita con questa storia della storia.
Con certi libri sono stata sveglia le notti (specie d’estate). Mi capitava che, se ero triste, leggendo arrivavo fino in fondo alla tristezza e se ero allegra fino in cima all’allegria.
Forse la mia storia potrei rubarla: non sarei la prima a farlo. Bisogna guardarsi molto be­ne intorno, mettersi a far la spia, avere l’udito fino, la memoria lunga, il sonno leggero per non lasciarsi sfuggire una trama che passi strisciando di notte in camera.
Quando leggeranno la mia storia, tutti do­vranno credere che io l’abbia vissuta, che abbia conosciuto bene personaggi, luoghi, che sia io il protagonista.
Anzi, no: dovranno dimenticarsi che esisto. Solo la storia ci sarà.
No, no di nuovo: dovranno pen­sare a me come a una Maga, perché la mia storia salverà la gente. Gli aspiranti suicidi decideranno che è meglio stare ancora un po’ al mondo, i tronfi scopriranno l’umiltà, gli ignoranti la sapienza. E la noia sarà sconfitta: dopo aver letto la mia storia, a tutti verrà voglia di inven­tarne una più bella. Non ci riusciranno, ma tentando non si annoieranno.
Va bene, ammettiamo che io la trovi e possa scriverla: dopo? Che succede se divento famosa e vogliono intervistarmi o fare dal mio libro un film? No, no! Dovrò nascondermi dove nessuno possa trovarmi e fotografarmi, e tutta la vita che mi resta la dovrò spendere a caccia di altre storie più belle e più grandi, ma mi sarà impossibile scovarne, e sarò schiava, sarò sola. Magari qualche seguace di una strana religione anti-storie mi cercherà per uccidermi e nemmeno quelli che mi vogliono bene potranno proteggermi.
Meglio lasciar perdere. Si sta più comodi in una piccola vita che in una grande storia.

Erme

6 Comments:

At sabato, 09 settembre, 2006, Anonymous Anonimo said...

Dal meta progetto alla meta storia.
E se una storia dev'essere scritta
che sia tu a farlo.

O

 
At sabato, 09 settembre, 2006, Anonymous Anonimo said...

Ma secondo te vale anche per la geografia?

AC

 
At sabato, 09 settembre, 2006, Anonymous Anonimo said...

azzo Erme, bello !
Y.

 
At lunedì, 11 settembre, 2006, Anonymous Anonimo said...

Incapace, io, di concepire e raccontare una storia, amo rinvenirne i passaggi salienti osservando un oggetto, una pietra, una coppia di fidanzati al bar, un'azione al gioco del fùtbol, e tutto questo genere di cose.

conte g.

 
At lunedì, 11 settembre, 2006, Anonymous Anonimo said...

Per AC: No, la geografia è un'altra storia! :)
Per O e Y: Grazie!
Per il conte granata: abbastanza incapace anch'io. Ho trovato però un modo onesto di rubare storie ed essere io a raccontarle: le traduco.

Erme

 
At lunedì, 25 settembre, 2006, Anonymous Anonimo said...

fantastico

 

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